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Eccomi al termine di un evento entusiasmante: LET’S PLAY! Sì, giochiamo!! Perché non si può mica essere sempre seri? Ho sempre avuto un rapporto particolare con il gioco, sin da piccolo. Amavo cimentarmi in quei giochi che mi permettessero di essere io a dominare il gioco e non viceversa. Beh, il mio preferito? Chiaramente i Lego: ci costruivo di tutto e le ore passavano senza che me ne accorgessi minimamente. E quelle costruzioni erano un riflesso della mia voglia di sperimentare e di ingegnare. Ad oggi posso fieramente affermare che sì, quella è stata la molla della mia intraprendenza.
Ma basta tuffi nostalgici nel passato! Torniamo a noi!
L’evento
Let’s Play è uno di quegli eventi a cui proprio non si può rinunciare. E Roma, per 5 giorni, dal 15 al 19 marzo, si è trasformata nella capitale dei videogiochi, ospitando migliaia di visitatori. Che sia stato per curiosità, per svago, per interesse o per lavoro, sono accorsi davvero in tanti nella capitale per un face-to-face con l’universo dei videogiochi.
Let’s Play è un evento organizzato da Q-Academy Impresa Sociale in collaborazione con AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani).
Il mio contributo
In queste 5 giornate, io e i miei splendidi colleghi Marco e Agnese abbiamo erogato oltre 40 ore e ben 30 laboratori di formazione sul pensiero computazionale, con oltre 900 partecipanti. Abbiamo insegnato attraverso tre strumenti diversi come migliorare le soft e hard skills dei partecipanti. Attraverso il gioco, abbiamo allenato a sviluppare competenze di analisi, cooperazione, problem solving e a scindere problemi complessi in problemi più semplici. Per ottenere il massimo da ogni laboratorio, abbiamo deciso di diversificare gli strumenti in base all’età dei partecipanti:
- Scratch per i più giovani;
- Minecraft per i Teenager;
- Unity per i Teenager avanti con il concetto di cooding.
Let’s Code
I laboratori sono stati suddivisi in diversi turni giornalieri. Il mattino è stato dedicato alle scuole, mentre nel pomeriggio il nostro focus era rivolto alle famiglie. Lo scopo dei laboratori è stato quello di costruire un videogioco completamente funzionante per imparare le nozioni di base della programmazione. Ovviamente abbiamo scelto lo strumento più adatto a seconda dell’età e del grado di seniority dei partecipanti. Sinceramente non immaginavo così tanta affluenza e successo! Ci hanno praticamente assalito di domande. L’entusiasmo, la curiosità e la voglia di imparare sono state la forza portante dei laboratori. Non avevamo nemmeno il tempo di allontanarci per prendere dell’acqua o ripristinare i computer per le successive lezioni perché i partecipanti non volevano proprio mollare la loro postazione!
Una nota di merito, a parer mio, va alle famiglie! Come ho già notato con piacere e scritto nell’articolo della Maker Faire Rome, sono sempre di più i genitori lungimiranti che spronano i propri figli verso una formazione che porterà a nuovi lavori del domani!
Play to learn: La Formula vincente di Let’s Play
Gioca per imparare: sembra proprio essere questa la formula vincente del grande evento romano. Una formula da sempre riconosciuta come veritiera. Herbert Marshall McLuhan, sociologo e filosofo canadese del secolo scorso, affermava che “coloro che fanno distinzione fra intrattenimento ed educazione non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo”.
Il videogame, visto nel suo ruolo di strumento culturale a 360°, significa mettere in risalto la sua capacità di dialogare con arte, pedagogia, informatica, istruzione e sviluppo economico.
Let’s Play si è rivelata una grande occasione di gioco educativo, in cui si è toccato con mano le ultime novità e importanti anteprime. Nei 30mila metri quadri del Guido Reni District, sede dell’evento, ci sono state più di 200 macchine dove sfidarsi a oltre 30 giochi diversi.
Quanto siamo Videogamizzati?
L’evento dedicato esclusivamente al mondo del videogioco mi ha fatto riflettere sul ruolo che questo ambito ricopre nell’economia italiana.
«Se produrre un gioco costa […], se la sua diffusione si conteggia a milioni di esemplari in decine di nazioni, questo vuole dire soltanto una cosa: che nel mondo dei giochi – come in tutti gli ambiti remunerativi – convivono denaro, pubblico e cervelli, e pertanto di rado i messaggi trasmessi saranno banali e ininfluenti» (Garassini – Romano, 2001, p.175). Queste sono le parole di due psicologi che mostrano chiaramente il rapporto che vige fra i videogiochi, i loro potenziali educativi e i destinatari a cui si rivolgono.
Una grande realtà come quella del videogioco, che conta in Italia decine di milioni di appassionati e un’economia che ammonta al miliardo, è un dato non trascurabile. Più di 25 milioni di italiani sono dediti al videogioco, senza considerare che circa il 50% della popolazione mondiale è coinvolta in questo settore. Chiaramente possiamo immaginare che siano soprattutto i più piccoli ad essere attratti dai videogiochi (una fascia compresa fra i 14 e i 24 anni), ma quasi sorprende scoprire che al secondo posto si collocano proprio gli adulti tra i 34 e i 44 anni, che rappresentano una buona fetta di videogiocatori.
Le testimonianze
Giovanna Martinelli, presidente di Q-Academy e tra gli ideatori dell’evento romano, spiega il motivo di Let’s Play: «In questi ultimi anni è stato fatto tanto per raccontare le potenzialità dei videogiochi e le loro applicazioni nel quotidiano, ma non c’è ancora consapevolezza di quanto questo medium culturale sia evoluto, tanto da essere utilizzato in molti campi, come ad esempio la didattica. Con questo evento abbiamo voluto fare un passo avanti per portare il dibattito a un nuovo livello, mettendo insieme istituzioni, operatori del settore e giocatori attorno a un unico tavolo per parlare del futuro del videogioco in Italia e acquisire consapevolezza su come i videogame possano cambiare, in meglio, la vita di tutti quanti».
Emerge chiaramente l’importanza del videogioco come strumento di valorizzazione nell’ambito della cultura e dell’educazione.
«I videogiochi sono di fatto simulazioni e si possono sfruttare in molti contesti, anche nell’urbanistica, per valutare come sarà il traffico in un’area»: queste le parole di Paolo Chisari, presidente di AESVI.
Cos’altro aggiungere? Nulla, se non: Let’s Play!!!